giovedì 14 aprile 2016


55° SALONE DEL MOBILE DI MILANO: 
DELLE COSE BELLE NON SI E’ MAI SAZI


Quando ci torniamo? Te lo chiedi dopo un giorno a spasso per il Salone Internazionale del Mobile di Milano (senza calcolare gli infiniti eventi del Fuorisalone, altra perla di questa manifestazione che unisce design ad happening di ogni genere) e ti rendi conto che devi vedere ancora un sacco di soluzioni e di proposte studiate dai professionisti dell’abitare. Qui, alla fiera di Rho, la parola d’ordine è creatività, ma anche praticità e innovazione. Effetto Farfalla l’ha capito appena entrato che “delle cose belle non si è mai sazi”. E il flusso incessante di buyers, addetti ai lavori e giornalisti che in queste ore affollano gli spazi espositivi milanesi ci fa capire che c’è chi la pensa esattamente allo stesso modo. Ora viene la parte più difficile: come si fa a ricordare tutti? Impossibile, ma – come sempre – proveremo a riassumere le emozioni che ci ha trasmesso lo stare a diretto contatto con questo mondo, lasciando agli esperti di settore le recensioni più tecniche. Cosa ci è piaciuto del Salone? 

 

Prima di tutto il fatto che, come nel caso di un abito in vetrina, ci sia stato chiesto di avvicinarci e di toccare i materiali, di sederci sui pellami, di accomodarci su letti, poltrone, di ammirare installazioni, complementi d’arredo, perfino automobili. Il bello che ad ogni nostra domanda seguiva una risposta e poi un’altra e poi un’altra ancora che ci rimandavano ad un comune denominatore; artigianalità dei manufatti, inscindibile dalla passione per il proprio lavoro. Tutto passa attraverso questo fattore, che si traduce in cura dell’intarsio di un legno, della piega di un divano, della consistenza di un filato utilizzato per lenzuola che magari affondano le proprie radici nell’isola di Burano. E’ questa la magia del Salone del Mobile: puoi entrare ed uscire da uno spazio espositivo cento volte e ogni volta ti accorgerai di un nuovo dettaglio, di come una parete possa “animarsi” grazie ad un gioco di luci o al geniale accostamento di forme e colori e di come anche le aree di ristoro pensate per un giardino possano trasformarsi in luoghi d’incontro con animali che strizzano l’occhio ai colori della giungla. 
Non importa se alla fine di questa passeggiata (più una maratona, considerati i chilometri macinati a fine giornata!) ci è rimasto impresso un brand piuttosto che il nome di un designer in particolare: quel che importa è che davvero siamo stati ad una festa, dove – in mezzo a tanto lusso elegante, eccentrico o ricercato ma anche ad idee giovani e più “alla portata” di tutti -, ci siamo divertiti e ci è venuta voglia di fare un altro giro in giostra. Quindi sì, domani ci torniamo, cominciando magari dall’altra faccia del Salone, quella del Fuorisalone!


                                                                                              Alessandra Dellacà


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